L’introduzione nella pratica clinica del dosaggio del PSA ha comportato nel giro di pochi anni il crollo della mortalita’ dovuto a tumore della prostata. In epoca antecedente al PSA la maggior parte dei pazienti con tumore della prostata veniva infatti diagnosticata quando la malattia era gia’ diventata metastatica e non poteva quindi essere guarita. Oggi, il limite dell’uso estensivo del PSA e’ bene definito in lingua inglese con i termini di “overdiagnosis” ed “overtreatment”.
In altre parole se per ogni valore elevato di PSA vengono in automatico eseguite le biopsie prostatiche, si possono ottenere diagnosi di tumori della prostata molto piccoli e poco aggressivi che sarebbe stato meglio lasciare non riconosciuti (e quindi si parla di diagnosi non necessarie se non addirittura nocive). LEGGI TUTTO....
Inoltre, di fronte ad una diagnosi di tumore della prostata e’ senz’altro presente il rischio che il paziente venga sottoposto a terapia anche se non ne ha veramente bisogno. Oggi viene consigliato di eseguire la prima determinazione del PSA a partire dai 40 anni di eta’ e comunque negli uomini nei quali l’aspettativa di vita e’ di almeno 10 anni. Di fronte ad un PSA elevato non e’ necessario eseguire sempre e subito un approfondimento con biopsie prostatiche.
Oggi si consiglia come primo passaggio la ripetizione del PSA valutando pero’ una delle sue tante isoforme che hanno dimostrato avere una migliore accuratezza diagnostica. I due test piu’ conosciuti sono il “-2proPSA ed indice PHI” che e’ gia’ disponibile in Italia ed il “4-K test” attualmente disponibile solo negli USA. Sono sempre esami del sangue che vedono il PSA come protagonista.
Questi esami possono indicare con maggiore precisione rispetto al PSA normale il rischio che il paziente abbia o meno un tumore della prostata. Il passaggio successivo e’ senz’altro quello della risonanza magnetica multiparametrica della prostata che deve essere eseguita con tecnologia di avanguardia ed interpretata da radiologi particolarmente esperti. L’esame viene eseguito sia con che senza sonda transrettale ed utilizza un particolare mezzo di contrasto paramagnetico denominato gadolinio. Nel corso della risonanza si ricercano zone prostatiche sospette per tumore e nel caso si identifichino effettivamente aree di questo tipo si procede con l’esecuzione di biopsie prostatiche sia mirate sulla base della risonanza sia di mappatura della prostata in generale.
Riassumendo, il PSA ed in particolare le sue isoforme piu’ accurate rimangono di importanza fondamentale ma non dovrebbero da sole portare subito all’esecuzione di biopsie prostatiche. Il punto di domanda sollevato cioe’ da un PSA elevato deve essere confermato dalla presenza di un sospetto tumore della prostata alla risonanza magnetica prima di stabilire che le biopsie siano veramente necessarie.
Esiste una condizione pero’ che deve fare eseguire le biopsie indipendentemente dal resto: una visita prostatica attraverso esplorazione rettale eseguita da un urologo esperto che indichi la presenza chiara di un sospetto tumore prostatico.